Comunità energetica, la prima in città grazie alla Diocesi
I pannelli saranno sul tetto della chiesa di San Polo, l'oratorio e il circolo Acli. Questa sarà la cabina primaria, poi anche le altre parrocchie si collegheranno
Dopo le normative ingarbugliate, le false partenze e i tentennamenti, c’è chi non ha mai vacillato: la Diocesi di Brescia avvierà la prima comunità energetica della città. «Siamo stati gli antesignani nel Bresciano» annuncia Alessandro Zani il presidente della Rete Cauto allo stand di Confcooperative a Futura Expo in un evento dedicato alle comunità energetiche.
Da tempo si scrive e si dibatte delle Cer, queste realtà sono composte da una cabina primaria destinata a immagazzinare l’energia prodotta da impianti sostenibili e alla distribuzione verso tutti i soggetti che hanno aderito alla comunità. I politici, gli scienziati, le forze ambientaliste divulgano da anni i vantaggi di questo strumento innovativo per la produzione di energia sostenibile, eppure la prima a partire con un progetto concreto è stata la Diocesi di Brescia. I meriti spettano soprattutto alla parrocchia di Sant’Angela Merici nel quartiere di San Polo che nel corso dei mesi è stata l’unica a tenere alta l’attenzione dei fedeli e dei residenti del quartiere. Dopo anni di silenzioso lavorio, la scorsa settimana è stato approvato lo statuto. Pertanto la cooperativa sociale Cauto (che ha predisposto il progetto esecutivo) nell’incontro di giovedì prossimo con i responsabili della parrocchia dovrebbe ricevere il via libera per l’installazione dei pannelli fotovoltaici. L’impianto occuperà circa 1000 mq sui tetti «della chiesa (che non è soggetto ai vincoli della sovrintendenza, ndr), dell’oratorio e del circolo Acli che ospiteranno l’impianto da 140 kW» sottolinea il presidente della Rete Cauto allo stand di Confcooperative a Futura Expo.
Usufruiranno di questa produzione energetica quaranta famiglie, le quattro parrocchie confinanti con la cabina primaria di Sant’Angela Merici a San Polo (Sant’Eufemia, San Polo storico, San Luigi Gonzaga, Le Due Sante) e la Rsa Brescia Solidale.
Questo il risultato finale di un progetto partito due anni fa per volontà del vescovo di Brescia Pierantonio Tremolada il quale ha affidato alla Fondazione San Lorenzo lo sviluppo del progetto della Cer diocesana. «La diocesi ha deciso di creare una sola comunità energetica» spiega Enzo Torri, il punto di riferimento della prima Cer poiché rappresentante della fondazione San Lorenzo, parrocchiano di Sant’Angela e membro delle Acli.
Per qualche tempo, quella di San Polo sarà soltanto l’unica cabina primaria in città. «Si tratta di un’esperienza nuova nel panorama italiano perché è la prima comunità energetica rinnovabile solidale nata per volere di una parrocchia» commenta Torri.
Questa cers — così è stata chiamata dai parrocchiani di Sant’Angela Merici — non si pone alcun obbiettivo economico e non ha mai illuso gli aderenti bollette più leggere. «Quando siamo partiti, ovvero prima che uscisse la normativa, non potevamo promettere nulla ai cittadini, non avremmo mai voluto generare false aspettative» afferma Alessandro Zani.
Insomma, i principi cristiani di carità e solidarietà sono ispiratori di questo progetto e la pietra angolare su cui s’intende erigere la nuova comunità. E nel convegno a Futura Expo anche i rappresentanti delle cooperative sociali si dimostrano in sintonia con questa visione nonché sensibili alle tematiche della sostenibilità.
Con questi valori, con le idee chiare e con la concretezza comincia l’avventura, i cittadini e la residenza per gli anziani Brescia Solidale — struttura particolarmente energivora — potranno ben presto constatare gli effettivi vantaggi di questa soluzione. «Noi vediamo una comunità molto attiva e sensibile sul tema. Con il Consiglio pastorale siamo concordi nel non disperdere l’entusiasmo — aggiunge Alessandro Zani —. Stiamo progettando un percorso di formazione di 6 mesi insieme all’Università Cattolica».
La Cer diocesana è destinata ad estendersi sicuramente per quanto riguarda i consumatori, non è escluso che possano installare altri impianti per la produzione di energia green. «Partiamo adesso, non iniziamo dappertutto. Non è banale trovare una comunità che voglia condividere e costruire una struttura simile» conclude Enzo Torri, il coordinatore del progetto.
Quindi Brescia ospiterà certamente una Cer diocesana creata nel quadrante est della città, in un’area non propriamente estranea alle fragilità, eppure dalla coesione degli abitanti è nata la scintilla che ha dato vita all’infrastruttura. Insomma, il progetto pilota taglia per primo il traguardo, spinto dalla forza dell’energia rinnovabile e della solidarietà dei residenti.